martedì, Marzo 19, 2024
Interviste

5 Domande: Mazz Mariano #intervista #interview

Mazz Mariano inizia giovanissimo a coltivare la passione per la magia e i giochi di prestigio, presentando i suoi primi spettacoli in famiglia e tra amici. Dopo una breve frequentazione del Club Magico Italiano di Bologna, Mazz sposta la sua attenzione verso il caleidoscopico mondo del circo.

Nel 1978 dà vita, con Marco Marola, al duo clownesco dei Maromazz, sviluppando, per i tre anni che seguono, una serie di irresistibili gag tratte dalla più pura tradizione degli charivari circensi, lavorando con Antonio Catalano e collaborando con il Teatro del Magopovero di Asti.

Per gli oltre vent’anni successivi è però la musica a rubare quasi per intero la scena alle altre passioni artistiche. Mazz Mariano si reinventa chitarrista rock, compositore, paroliere e cantante.

Il ritorno all’arte magica avviene nel 2007. Dopo avere ottenuto un lusinghiero successo con il suo corso di Magia, Illusionismo e Giochi di Prestigio proposto presso diversi istituti di istruzione superiore della sua città, decide di ricominciare a frequentare intensamente il mondo dell’arte di stupire, dedicandosi allo studio e alla presentazione di una serie di spettacoli incentrati sulla scoperta e la dimostrazione delle potenzialità della mente umana.

Nel 2012 il suo spettacolo Menti a Contatto è in cartellone con due date sold-out nella rassegna Asti Teatro 34. Il suo ultimo spettacolo teatrale, Pensiamoci Su, riscuote un apprezzato successo di pubblico e di critica.

Contemporaneamente debutta Con il nome di qualcuno – Lo spettacolo liquido, un laboratorio corale di semi-improvvisazione che vede riuniti sullo stesso palco Mazz, il cantautore Andrea Cerrato e il poeta Alan Salino.

Lo stop forzato non frena però il desiderio di stupire di Mazz Mariano, che il 10 aprile 2020 porta in “scena” la prima performance di e-M@ZZ – Il M.I.O. Show Live, dove M.I.O. sta per Mentalismo Interattivo Online.

Col garbo che da sempre contraddistingue i suoi show, Mazz Mariano offre una performance intrisa di mistero, ironia e magnetismo, impreziosita da una stupefacente carica di entusiasmo coinvolgente. Le sue esibizioni aprono la strada ad un modo nuovo di presentare uno spettacolo originale ma sempre rispettoso della più classica tradizione dell’intrattenimento pensato per un pubblico intelligente.

1) Come ti sei avvicinato alla prestigiazione?

Sin da bambino ho sviluppato una naturale inclinazione verso il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento, ma non solo: cinema, teatro, musica, letteratura, arte, circo, illusionismo… Tutto ciò che stuzzicava la mia curiosità di giovane “esploratore di mondi sconosciuti” era fonte di ispirazione e volano di entusiasmo.

Grazie alla benevole tolleranza della mia splendida famiglia che non ha mai posto veti, ma mi ha anzi sempre incoraggiato nel seguire le mie passioni, ho potuto godere del privilegio di sperimentare, con l’ingenua purezza di un ragazzino, diverse forme di espressività.

Verso la fine degli anni Settanta, con la complicità di mio cugino Marco Marola, il compagno di giochi col quale bastava condividere uno sguardo per imbarcarsi in una serie pressoché infinita di imprese ludiche ed emozionalmente coinvolgenti, ho praticato la clowneria, fondando la compagnia dei Maromazz (grazie anche all’esperienza maturata frequentando Antonio Catalano e Luciano Nattino del Teatro del Magopovero di Asti).

Con Marco abbiamo doppiato dal vivo cartoni animati proiettandoli in super 8 su un lenzuolo, allestito musei degli orrori interattivi ospitati nelle cantine delle nostre case di ringhiera, improvvisato un teatro delle ombre, fondato un gruppo musicale, “La banda di Morgan il pirata” per poi contribuire al progetto rockThunder” con  Maurizio Dondi e Giorgio Alternini. Ci siamo ritrovati a registrare programmi radiofonici (che non sono mai andati in onda!), progettato e costruito giostre in miniatura…

Ci bastava vedere un film come Il mago Houdini con Tony Curtis per mettere in scena uno spettacolo dove a turno dimostravamo grandi doti da escapologisti!

Tutto ciò che incontravamo era uno stimolo per intraprendere un’impresa e per approfondire un’esperienza. Proprio come ciò che succede (o perlomeno secondo me dovrebbe succedere ad ogni ragazzino dai dieci anni in su).

A parte il progetto Maromazz che fu protagonista di una breve ma intensa esperienza di feste di piazza e di esibizioni dal vivo anche piuttosto partecipate, tutto il resto veniva proposto alle nostre famiglie, ai nostri amici e ai nostri compagni di scuola: in pratica gli unici spettatori che all’epoca nutrivano interesse nell’assistere alle nostre proposte artistiche.

La benzina che alimentava quel potentissimo motore ricco di entusiasmo era però sempre e soltanto una: mostrare ad un pubblico i nostri lavori.

Il desiderio di condividere ciò che stavamo sviluppando è sempre stata la molla che ci ha spinto ad affrontare nuove esperienze. Esattamente così come le vivevamo da spettatori, volevamo realizzarle e portarle in scena da protagonisti, senza escludere nessuno e senza tralasciare alcun mezzo espressivo.

Col passare degli anni la collaborazione con Marco si è poi conclusa e mi sono dedicato per lungo tempo e con grande passione alla musica, iniziando a comporre canzoni e militando come chitarrista in diverse formazioni rock della mia città.

Il sacro fuoco della magia, ma soprattutto del mentalismo, però, continuava a bruciare sotto la cenere e non mi ha mai abbandonato, nemmeno mentre mi dedicavo ad altre attività.

2) Il momento che ricordi piu’ intensamente della tua esperienza da prestigiatore.

I momenti di ispirazione, quelli che fanno “click” e ti accendono l’interruttore sono davvero molteplici. Tuttavia ricordo ancora chiaramente quando vidi, in diretta TV, il maestro Silvan “indovinare” esattamente l’ammontare del denaro che uno spettatore aveva nel proprio portafogli. Si trattava di un classico del mentalismo che ancora non conoscevo e che per me rappresentò perciò una folgorazione. In quel momento mi dissi: “Io voglio fare quello!” (e, che tu ci creda o no, non ho mai presentato quell’effetto in pubblico, almeno non fino ad ora).

Poi, più tardi, l’incontro con il grande Tony Binarelli, le prime esibizioni come mentalista, la condivisione delle esperienze con i colleghi, il confronto continuo…

Dopo il “click”, non si smette più di accumulare esperienza e il bello è proprio questo!

Ogni passaggio, anche tra i più recenti, è significativo. Ti arricchisce comunque, che si tratti della tua prima esibizione di fronte ad un pubblico compiacente di tre persone o del debutto in un festival teatrale di livello internazionale.

3) Quali sono i personaggi che ti hanno influenzato di piu’ ed in che modo?

Questa non è una domanda che merita una risposta semplice o perlomeno concisa.

Sono nato nel 1967. Appartengo quindi ad una generazione che si è formata senza Internet (e senza smartphone).

Ciò che ti arrivava, arrivava tramite la televisione (tre, forse quattro canali), la radio, le riviste e i giornali, il tam tam e la frequentazione di amici e conoscenti, la continua “caccia al tesoro” per procurarti pubblicazioni e materiali all’epoca rarissimi (e costosissimi), le attese per l’arrivo dei libri attraverso il servizio postale, i congressi ai quali partecipare con grande passione (e, almeno per me, non senza svariate privazioni) durante i quali avevi modo di conoscere personalmente e vedere all’opera i professionisti di grosso calibro di quel periodo, le star del momento.

Condensando posso dirti che, rispetto a ciò che faccio ora, con riferimento al mentalismo, ma non solo, devo molto alla classe, all’eleganza e allo stile impeccabile di Silvan, all’umanità tutta romanesca di Tony Binarelli, alla tenacia gentile dell’indimenticabile Alberto Sitta, alla cura dei dettagli e alle presentazioni (molto USA) di David Copperfield, allo sviluppo quasi pioneristico del marketing – come lo intendiamo ora – di Harry Houdini.

Ognuno di noi ha i propri ispiratori. Io non posso prescindere da ciò che ci hanno lasciato Theodore Annemann, Tony Corinda e poi Bob Cassidy o dall’enorme contributo di Max Maven, fino ad arrivare ad Andy Nyman e allo splendido lavoro cha sta facendo tuttora, tornando in Italia e in tempi più recenti, Francesco Tesei, uomo e artista dalla mente brillante e dalla disponibilità inesauribile (e invidiabile), così come lo è quella di Luca Volpe, che tiene alta la bandiera del mentalismo italiano nel mondo.

Mi fermo qui, ma ci sarebbero davvero molti altri esempi da citare e mi scuso con coloro che non ho nominato ma di cui sono senz’altro debitore.

Tuttavia sono fermamente convinto che la personalità di un uomo di spettacolo non sia soltanto il risultato di una proiezione dei maestri che lo hanno preceduto o degli esempi che lo hanno accompagnato nel perimetro del suo specifico campo d’azione.

Le mie influenze sono molteplici, come credo accada per tutti.

Se dovessi infilare in un frullatore tutto ciò che mi ha formato e ha reso Mazz Mariano il performer che è oggi ci metterei (e lo dico di getto):

David Bowie, Charlie Chaplin, Alfred Hitchcock, i Beatles, Woody Allen, Antonio Catalano, il Rocky Horror Picture Show, Buster Keaton, il circo della grande tradizione italiana (specie quello della famiglia Togni), i Kiss, Rodrigue Tremblay, Russ Meyer, Caravaggio, Dario Argento, il Muppet Show, Romualdo Simili, Vinicio Capossela, Alejandro Jodorowsky, Quentin Tarantino, Blake Edwards, Kahlil Gibran, la Marvel di Stan Lee, Star Trek, Billy Wilder, i film horror della Hammer e chissà quante altre cose ancora…

Ma un pensiero speciale va rivolto con gratitudine alla mia tanto minuscola quanto adorabile famiglia che mi supporta in tutto, specialmente a mia moglie Barbara Benso, che possiede il grande pregio di sapermi ascoltare, di confrontarsi con me e di consigliarmi con grande sincerità, concretezza e sensibilità artistica sorprendente, oltre che ad Alan Salino e Alessandro Tona, i quali collaborano fedelmente ormai da anni alla realizzazione dei miei spettacoli.

4) Quale aspetto della nostra arte preferisci?

Sono fermamente convinto che il mentalismo sia di gran lunga la forma artistica di intrattenimento più interattiva che possa essere portata in scena.

Per farla breve: se non hai un pubblico, non puoi esistere.

Quanto può essere eccitante leggersi la propria mente da soli oppure influenzare o prevedere i propri medesimi comportamenti futuri? Zero. Sarebbe noiosamente tutto inutile.

Viene da sé, quindi, che il momento dell’incontro e del confronto interattivo con il pubblico rappresenta, a mio avviso, la parte più interessante del mio lavoro (e non mi riferisco solo agli applausi e ai commenti entusiastici a fine spettacolo, che sono certamente sempre molto graditi e appaganti).

Portare in scena uno spettacolo, rapportarsi ogni sera con persone diverse, lanciare un amo, raccogliere innumerevoli emozioni facendole tue per poi condividerle nello spazio di un’esibizione ha un valore inestimabile.

Il momento dello show però rappresenta soltanto la classica punta dell’iceberg.

Sono anche molto affascinato da tutto il lavoro che sta dietro le quinte.

La genesi di una performance a partire da un’idea magari anche bizzarra, lo studio del repertorio e dei metodi per renderlo organico, l’analisi della parabola emotiva che vuoi imprimere allo spettacolo, il messaggio che eventualmente vuoi lasciare ai tuoi spettatori quando le luci si sono spente e si torna tutti a casa con qualcosa di cui parlare e a cui pensare nei giorni successivi, magari confrontandosi con un amico che non era presente alla serata… Tutti questi aspetti mi affascinano molto e trovo siano ovviamente imprescindibili dal “semplice” fine dell’esibizione.

In tutta sincerità devo però confessarti che i momenti che davvero apprezzo maggiormente sono quei fatidici dieci minuti prima dell’ingresso in scena, quando sei solo con te stesso, ti concentri facendo ampi respiri, ripeti passo passo le fasi dello spettacolo così come lo hai immaginato e ti prepari al meglio per regalare un momento di stupore, mistero, meraviglia e di sana distrazione a coloro che sono in sala per te.

Quegli attimi sono impagabili, perché si collocano a metà strada tra l’enorme lavoro svolto prima dell’esibizione e la sua concretizzazione finale, quella che conferisce compiutezza a tutto il tuo progetto.

5) Quali sono i tuoi progetti futuri?

Alcune date del mio ultimo spettacolo teatrale Pensiamoci Su sono state rinviate a causa della pandemia da Covid-19 e mi piacerebbe portarle in scena il più presto possibile.

Nel frattempo continuo a proporre il M.I.O. Show Live sulla piattaforma Zoom (dove M.I.O. sta per Mentalismo Interattivo Online).

Si tratta di un progetto varato con curiosità e quasi per diletto, nato per soddisfare l’esigenza di non restare immobile e passivamente inattivo durante il primo lockdown e che ha riscosso un lusinghiero successo di pubblico e di critica.

Ad oggi rimane l’unica alternativa alle esibizioni dal vivo in presenza, per cui continua ad essere rappresentato e apprezzato. Credo non lo abbandonerò nemmeno quando questa terribile pausa forzata causata dal virus sarà finalmente finita.

Nel frattempo ho scritto due nuovi spettacoli che, come è facile immaginare, vorrei mettere in scena con urgenza.

Si tratta di Futuro Semplice e di TEMPO, due show decisamente differenti da quelli che li hanno preceduti.

TEMPO è nato da un’idea decisamente molto ambiziosa alla quale ho dedicato molte risorse e per la quale nutro particolari attenzioni, pertanto fremo dalla voglia di condividerlo quanto prima con tutti coloro che manifesteranno il desiderio e la curiosità di apprezzarlo.

Nel frattempo continuo a studiare e a sperimentare con lo stesso entusiasmo di sempre.

Come dico in Futuro Semplice:

Non si può mai sapere cosa ti riserva il futuro, ma possiamo impegnarci per fare in modo di vivere un futuro semplice (anche se non facile) per noi e per chi ci sta a cuore”.

Proviamoci, si può fare!

Andrea Clemente Pancotti

Principalmente sono io Andrea Clemente Pancotti: infanzia rovinata dai fascicoli di “STUPIRE!” di Carlo “Mago Fax” Faggi. Abbandona l’Arte per poi riscoprirla alla soglia degli ‘anta.“. Ora il team si e’ allargato, siamo comunque un gruppo di amatori, seriamente innamorati della Magia…

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