martedì, Marzo 19, 2024

Prestigiazione o prestidigitazione?

Prestigiazione o prestidigitazione, questo e’ il problema!

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In aiuto ci viene il grande Carlo Rossetti, sul suo libro fondamentale sulla cartomagiaMagia delle Carte” pubblicato la prima volta nel 1935, che nella prima pagina scrive come nota:

Prestigiazione” e non “prestidigitazione” come alcuni, secondo mal vezzo oltremontano, ostentano di dire.
Prestigio e Prestigiazione (dal latino “praestigiae”) hanno origine antichissime, esempi nobilissimi, e sono le sole voci registrate dai nostri vocabolari. “Prestidigitazione” è stato invece tolto di peso e che peso!) dal francese, “prestidigitation” inventato di sana pianta da Jules De Rivere, artista che ebbe qualche notorietà nei primi anni dell’Ottocento. Il pretenzioso vocabolo, dal quale, data la sua formazione con i latini “praesto” e “digitus”, esula ogni idea di prestigio, ebbe rapida fortuna in Francia, dove l’Accademia finì per registrarlo nell’edizione del 1878 del suo Vocabolario.
Robert-Houdin, però, vi era contrario “Au lieu de créer des mots nouveaux, n’eut-il pas ètè preferable de conserver aux adeptes de la magie blanche le nom si juste et si complet que l’on trouve dans Plaute et que l’on voit aussi dans le plus grand nombre de dictionnaires anciens et moderns, Prestigiateur (prestigiator, faiseur de prestiges?” (v. Robert-Houdin, Comment on devient sorcier, Parigi, Calmann-Lèvy, 1878, pag.30).

Nelle pagine successive ribadisce che nell’italiano il termine “prestidigitazione” e’ stato tirato dentro l’Enciclopedia Treccani da un revisore inglese nella prima metà del ‘900.

A quando l’inserimento nei dizionari e vocabolari italiani del lemma “prestigiribiridirizzazione”?

7 pensieri riguardo “Prestigiazione o prestidigitazione?

  • Pingback: Prestidigitazione di CinecittaLuce | Prestigiazione.it

  • Cit: “A quando l’inserimento nei dizionari e vocabolari italiani del lemma prestigiribiridirizzazione?”

    Io penso che un giorno tale termine potrebbe perfino venire introdotto. Fare etimologia vuol dire ricordare sempre che la lingua è viva, la lingua è di chi la usa. I compilatori di dizionari non possono che prendere atto dei nuovi modi di utilizzare una lingua, facendo diventare regola ciò che prima era errore. I neologismi sono innumerevoli: “selfie” ne è un illustre esempio. Dapprima creato dal popolo inglese, ha trovato quest’anno consacrazione venendo incluso nell’elenco dell’Oxford English Dictionary e, più o meno contemporaneamente, è divenuto patrimonio dell’umanità: tutti usano il termine “selfie”, che siano inglesi, giapponesi, italiani o turchi.

    Qui, però, il problema è di natura leggermente diversa: “prestidigitatore” non si propone di colmare una lacuna, aggiungendo una parola per indicare un nuovo concetto, ma va ad aggiungersi come sinonimo. Potrei obiettare che “selfie” è sinonimo di “autoscatto”, ma fingiamo che non lo sia.

    Come tutti i sinonimi, “prestidigitatore” non ha significato identico a quello di “prestigiatore”. Inoltre, non è l’unico sinonimo: ci sono anche “illusionista” e, non dimentichiamocelo, “mago”. Ognuno ha una sua peculiarità rispetto agli altri termini che, secondo me, lo rende degno di essere conservato.

    La parola “illusione” deriva dal latino “in ludo”, ossia (entrare) all’interno del gioco. Il suo contrario è “delusione”, ossia uscire dal gioco. Per gioco qui si intende una realtà alternativa, si spera piacevole, che noi decidiamo di vivere con delle proprie regole che scegliamo di rispettare. Per esempio, quando giochiamo a tennis, stabiliamo che possiamo camminare solo in metà campo e che dobbiamo cercare di buttare la pallina nell’altro campo. Sebbene fisicamente sia semplice fare qualche passo per andare nell’altro campo, decidiamo di “stare al gioco” restando nella nostra metà e, grazie a questa decisione, il gioco diventa divertente.

    Il prestigiatore (dal latino praestigiator) è l’esecutore di prestigi (praestigium). Ma cos’è un prestigio? Sorpresa: praestigium significa illusione, nel senso odierno del termine! Si chiama praestigium perché praestringit (ossia abbaglia, imprigiona, rende impotente) l’acume degli occhi e della mente.

    Se prestigiatore è una “copia rimaneggiata” di “illusionista”, “prestidigitatore” ha la “colpa” di essere molto simile foneticamente a prestigiatore, ma ha anche il merito di essere etimologicamente più differente. Sul modo in cui Jules de Rovère lo abbia coniato ci sono due ipotesi: il termine originale “prestidigitateur” potrebbe essere la composizione di “presti-” , dal latino“praesto (esse)”, ossia “essere presente” e “digita”, sempre dal latino, “digitus” ossia “dito”. Letteralmente, allora, prestidigitatore significa “colui in cui è presente l’abilità manuale”. Altri invece suppongono che “presti-” derivi da presto, veloce. Quindi il prestidigitatore sarebbe chi muove velocemente (ed abilmente) le dita. In entrambi i casi la parola “prestidigitatore” sembra prediligere, fra tutti i maghi, i manipolatori, che non hanno bisogno (quasi) di fake o gimmik per operare le proprie magie.

    Infine “mago” è un termine più generalista per indicare chi sa operare qualcosa di impossibile. La differenza principale rispetto agli altri termini è che con “mago” non si esclude l’esistenza di una magia “vera”. Ecco perché, talvolta, questo termine è tanto odiato dai maghi, pardon, prestigiatori, di tutto il mondo. Io non sono d’accordo: la magia esiste veramente, ma in un solo luogo: la mente di chi la riceve. E siccome tutto quello che vediamo non esiste veramente (in fisica non esistono i colori, non esiste il tempo, non esiste la distanza, non esiste la materia ma esistono solo le interpretazioni che noi ne diamo attraverso il nostro cervello) allora anche una inesistente magia può arrivare a far parte della nostra realtà. E tante volte lo fa. Basta guardare le religioni: qualcuna dovrà pur sbagliarsi… ma non per il credente, che la considera parte della sua realtà.

    Dunque abbiamo quattro termini per indicare la stessa cosa: uno antichissimo (“mago”), uno di epoca latina (“prestigiatore”), uno un po’ più recente ma sempre di stampo latino (“illusionista”) ed uno molto più recente (“prestidigitatore”).

    Domanda: perché mai dovremmo conservarne tre ed ostracizzare solo quello più recente? Silvan, conoscendone l’etimologia ed essendo un grande manipolatore, lo utilizza molto spesso e, proprio per questo, il termine è entrato nell’immaginario collettivo italiano. Io non mi sento di buttarlo via per partito preso.

    Altra domanda: perché mai dovremmo trovare impossibile che “prestidirigiribirizzatore” (o in qualunque altra forma fonetica vorrà stabilizzarsi questa onomatopea) venga inclusa nel dizionario italiano? In fondo indica, con verve gigionesca, il personaggio del mago comico che si finge abile. Perché dovremmo privarcene? Non è strafalcione: è ricchezza lessicale.

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  • A pagina 127, nel glossario di Lezioni di Cartomagia Vol. 1 di Mario Bove e Andrea Strangio, vengono descritte esattamente le origini del termine prestigio. Le rivelazioni e ricerche inedite del termine pubblicate nel libro, si devono al Professore e latinista Renato Conti fatte esclusivamente per questo libro.

    Questa è una delle tante chicche inedite pubblicate in questo libro, che fanno di questo volume l’inizio del miglior corso di cartomagia che sia mai stato pubblicato :-))))

    Mario

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  • Buongiorno,

    Mi sono appena iscritto alla newsletter e sono interessato al video che svela il trucco del disegno. È possibile ottenerlo ancora in qualche modo? Grazie mille.

    Distinti Saluti

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  • Mi piacerebbe mettermi in contatto per quanto riguarda la via dedicata a Padre Cimò.

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