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LA MAGIA, STRUMENTO DI EMANCIPAZIONE? ANCHE NO

La storia del gracile Steven Frayne insiste su un aspetto fondamentale: il ruolo della magia nell’emanciparlo dalle umili condizioni in cui è nato.

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Secondo Maven, questo aspetto non ha niente di intrinsecamente sbagliato. Eppure ci sono risvolti da non sottovalutare. Per introdurli, Max offre un’analogia:

Immagina di trovarti con me in una stanza che presenta un bellissimo arazzo sulla parete. Improvvisamente tu prendi fuoco. Io strappo immediatamente dal muro l’arazzo e te lo avvolgo intorno, per smorzare le fiamme e salvarti la vita. Ora, diresti che ho fatto qualcosa di sbagliato? Ovviamente no; al contrario, ho agito in modo moralmente ineccepibile. In effetti, usando l’arazzo per salvarti da questa situazione ho fatto qualcosa di virtuoso. Tuttavia, non era questo lo scopo per cui l’arazzo è stato creato, e se anche usarlo in questo modo ti è stato di beneficio, la conseguenza è che l’arazzo non è più in buone condizioni.

Max ne trae una morale spietata:

Con la magia è lo stesso. Usare quest’arte come strumento terapeutico può simbolicamente salvare una vita, che è una cosa buona. Ma non è questo lo scopo principale della magia. Né la lascia in buone condizioni.

Leggi tutto l’articolo sul sito di Mariano Tomatis http://www.marianotomatis.it/mental/index.php?post=blog/20130529

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