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Walter Rolfo: «Niente è impossibile»

Walter-Rolfo_01Dobbiamo convincercene per avere successo, perché ritenere un problema irrisolvibile significa auto-censurare potenziali idee vincenti. L’importante è pensare fuori dagli schemi, come insegna ai manager questo ingegnere illusionista

Prendete il problema che più vi assilla – potrebbe essere il budget che non quadra, le vendite al palo oppure quella promozione che non arriva mai – e paragonatelo a questo: far scomparire la Statua della Libertà. Ecco che il vostro problema si ridimensiona. E se vi dicessero che una volta il monumento è davvero scomparso? Ci è riuscito un mago. E se si può far questo, allora tutto si può fare, fatturato e promozione compresi. Però, bisogna imparare come. È quello che Walter Rolfo, ingegnere e illusionista di 43 anni, insegna ai manager: mai dire “è impossibile”. Gli abbiamo chiesto di svelarci il trucco.

Come si fa sparire la Statua della Libertà?
Era il problema impossibile di David Copperfield: ha speso cinque anni per trovare la soluzione e si è servito di un team di ingegneri e scienziati, ma alla fine ce l’ha fatta, dal vivo e davanti al pubblico! Nessun miracolo quindi: semplicemente ha risolto un problema usando la testa. Difficile certo, ma non impossibile. Lo stesso approccio si può applicare, con successo, per risolvere i grattacapi apparentemente irrisolvibili, che ogni giorno ci troviamo ad affrontare in ufficio o nella vita privata.

Molti potrebbero dire che tirare avanti con la crisi è ancor più complicato.
Vero, eppure la soluzione esiste. Facciamo un esempio. Quando un manager non riesce a raggiungere gli obiettivi aziendali prefissati, le giustificazioni per difendersi sono sempre le stesse: c’è la crisi, non ci sono risorse, non c’è budget, non c’è abbastanza tempo. E così, avendo un alibi, il dirigente non si sente in dovere di percorrere nuove strade, di cambiare. Se fosse davvero così, allora non esisterebbero Whatsapp, nata in fretta e furia con quattro soldi e due sviluppatori, e neppure Amazon, che sarebbe rimasta una delle tante librerie on line. La morale è questa: per quanto ardua, nessuna impresa è infattibile. Bisogna, però, imparare a cambiare atteggiamento mentale.

Bene, poniamo che quest’anno io voglia aumentare il fatturato del 5%, come faccio?
Prima di tutto, cambiando le premesse del problema. I segreti della magia lasciano a bocca aperta: più il prestigio è miracoloso, più la spiegazione è geniale proprio perché semplice. La genialità risiede spesso nella semplicità. Il pubblico, infatti, parte da alcune premesse che sembrano scontate, ma sono errate. Cambiandole, tutto si spiega. Veniamo al fatturato: non sapete come fare +5% perché c’è la crisi? È sbagliata la premessa: non ce la fate perché magari non avete aperto nuovi mercati o raggiunto nuovi clienti, oppure perché non avete cercato strade alternative. Altro esempio: il vostro capo vi chiede di incrementare le vendite del 10% e a voi questo sembra una follia? Bene, cambiate la premessa e puntate a +50%: dalle idee generate nel cercare di raggiungere un risultato impossibile, c’è sicuramente la soluzione per realizzare un possibile 10%. Aggiungere variabili anziché eliminarle è la mia strategia per trovare, sempre, nuove soluzioni.

Questo metodo ha incuriosito molti top manager, perfino i russi: che cosa ha insegnato a quelli di Gazprom e Aeroflot?
A pensare strano. Nelle mie due ore di lezione i manager sperimentano l’arte dell’impossibile. Vengono portati fuori dalla loro zona di comfort, quel piccolo cerchio dentro il quale tutti si sentono al sicuro, e obbligati ad affrontare problemi apparentemente impossibili ma che si possono risolvere a patto di “pensare strano”, come farebbe un mago: non fermandosi alla prima ipotesi, positiva o negativa che sia, ma prendendo in considerazione quante più soluzioni possibili. Perché, se restiamo convinti che alcune sfide non siano alla nostra portata, è come se ci auto-censurassimo ancor prima di metterci alla prova. La strada certa verso il fallimento delle idee è limitarsi preventivamente dall’averle.

Quindi non esistono “miracoli” neppure sul lavoro?
No, e neppure trucchetti o scorciatoie per avere successo, ma un lungo e difficile lavoro di allenamento mentale. È una cosa che ho imparato da bambino, quando cercavo il mio primo prestigio impossibile: volevo far apparire una bottiglia del latte da un piccolo foglio di carta velina. Ci ho pensato e ripensato, ho tentato con uno, dieci, mille sistemi diversi e trascorso ore ininterrotte davanti a uno specchio per allenarmi. Ho fallito? Sì, certo, migliaia di volte, ma ho sempre lottato perché il metodo giusto potrebbe essere il mille e uno. E allora il segreto è non arrendersi finché non si trova la soluzione. E così è stato….

E per essere felici?
Sempre questione di premesse da cambiare. Una sera ero a cena con un importante produttore in un ristorante elegante, quando ho sentito un rumore improvviso. Il tavolo ha tremato e mi si è rovesciato addosso un bicchiere di vino rosso. Una cena importante rovinata da una macchia! Un piccola macchia alla quale, però, ho dedicato 11 minuti di attenzione, rabbia e dispiacere. Poi ancora quel rumore, di nuovo il tavolo che trema: ma a quel punto nulla aveva più importanza perché la mia priorità, come quella di tutti gli altri a bordo, era di salvarmi la vita. Quella sera ero a cena sul ponte quattro della Costa Concordia. Sarei potuto morire quella notte, e avrei sprecato gli ultimi 11 minuti della mia vita pensando a un’inutile macchia sulla camicia. Allora mi sono chiesto, quante macchie ci sono nella nostra vita che non contano? E quanto tempo sprechiamo preoccupandocene? Da allora ho cambiato le premesse e, ogni volta che mi trovo davanti a un problema, a qualcosa che non mi piace o mi dà fastidio, sposto le lancette del mio orologio, vado avanti col pensiero di 11 minuti e mi chiedo: questa cosa, fra 11 minuti, sarà ancora così importante? E alla fine, tutte quelle cose che prima mi facevano perdere minuti di vita, non contano mai davvero. Ora posso fare io l’ultima domanda a lei?

Certo, ma io la giro ai nostri lettori.
Da domani, quali premesse cambierete per scegliere di essere felici?

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