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“Tagliare in due” una donna? Un documentario per riflettere…

LA RUBRICA “REALTA’ NON ORDINARIE”/ Una delle domande più frequenti che vengono poste a Ferdinando Buscema (Magic Experience Designer e “inviato” di Affaritaliani.it alla scoperta della magia in territori al confine tra la arte, cultura e business) è “come si fa a tagliare in due una donna?”. A quest’argomento è stato dedicato un documentario. “E’ bene rendere esplicito che tale performance alimenta, consapevolmente o meno, uno stereotipo sessista e violento. Non c’è più posto per la messa in scena dello scempio simbolico di una donna, indicativo di un rapporto col femminile disturbato e che ha urgente bisogno di cure”

Martedì, 11 giugno 2013 – 08:25:00

a cura di Ferdinando Buscema
@ferdinando_MED

Ferdinando Buscema è un Magic Experience Designer, interprete del concetto di ‘Magia’ per un pubblico contemporaneo. Ingegnere meccanico e stimato prestigiatore, è un consulente internazionale sul tema del Design delle Esperienze Magiche. Ferdinando è l’inviato di Affari Italiani alla scoperta della magia in territori al confine tra la arte, cultura e business. Come disse Proust, “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.”

“Come si fa a tagliare in due una donna?” E’ certamente la domanda più frequente che mi viene posta nella mia attività di prestigiatore (oltre all’intramontabile richiesta di fare sparire la suocera, o il proprio capo). Tagliare in due una donna?A quest’argomento è dedicato “Donne a metà”, breve documentario scritto e diretto da Mariano Tomatis. L’illusione della “Donna tagliata in due”, presentata per la prima volta nel 1921, è una delle performance più scioccanti e spettacolari di tutti i tempi: l’illusionista immobilizza una donna, legandola con delle corde, e dopo averla chiusa in una cassa di legno, la sega in due da parte a parte. Quando la cassa è riaperta, la donna ne esce incolume. Tale performance ha avuto centinaia di varianti, alcune molto crude e truculente, mantenendo immutato il suo macabro fascino, per quasi cento anni. E’ ormai tempo di soffermarsi e riflettere. Quella della “Donna tagliata in due” rappresenta oggi un’immagine desueta e demodè – proprio come l’apparizione di un coniglio da un cappello a cilindro appare, per l’estetica contemporanea, come l’incongruo accostamento di un capo di abbigliamento vintage a un animale piuttosto raro nei moderni centri urbani. E’ bene rendere esplicito che tale performance alimenta, consapevolmente o meno, uno stereotipo sessista e violento. Purtroppo, in Italia si registra una donna vittima di violenze ogni due o tre giorni. Non c’è più posto per la messa in scena dello scempio simbolico di una donna, indicativo di un rapporto col femminile disturbato e che ha urgente bisogno di cure. Loredana Lipperini (autrice insieme a Michela Murgia di “L’ho uccisa perchè l’amavo”) scrive che “giocare con i simboli, e con gli stereotipi, presuppone una consapevolezza potente e granitica del gioco medesimo.” Si, giocare con i simboli è uno dei presupposti dell’opera del mago: i simboli sono entità vive, che quando vengono attivati e messi in scena consapevolemente, possono avere effetti concreti sulla realtà. Dobbiamo interrogarci a fondo sui simboli che decidiamo di alimentare, così come sulle storie che decidiamo di raccontare – anch’esse hanno profondi effetti sulla realtà.

Attraverso la prospettiva colta di un prestigiatore, “Donne a metà” analizza con grande profondità il macabro gioco simbolico della “Donna tagliata in due”, sottolineando come sia necessario prendere coscienza delle narrative che scegliamo di fare nostre, poiché è il primo passo per sceglierne di più fertili e gioise, oltre che al passo con i tempi. Insomma, “Come si fa a tagliare una donna in due?” è una domanda leggittima, mossa da curiosità. Eppure, forse, una domanda ancora più interessante è: “Perchè tagliare una donna in due?”.

Buona visione!

Fonte http://www.affaritaliani.it/rubriche/realta_non_ordinarie/tagliare-in-due-una-donna-un-documentario.html?refresh_ce

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