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Interviste

Intervista a Mariano Tomatis alla televisione svizzera

Dal sito di Mariano Tomatis http://www.marianotomatis.it/mental/index.php?post=blog/20130424

Il 14 aprile 2013 la trasmissione Storie della rete TV svizzera RSI ha ospitato lo scrittore Mariano Tomatis, uno tra i maggiori esperti di illusionismo e mentalismo. Scrittore, art director e illusionista, Mariano è un tecnico dello stupore. Sempre a caccia di storie curiose, crede che il compito del divulgatore coincida con quello del mago: incoraggiare a vivere in uno stato di continua meraviglia. Curatore del museo di Rennes-le-Château, ha vinto il Premio Peano per la divulgazione scientifica, ha scritto per Rizzoli, Kowalski, Sperling&Kupfer e ha curato progetti grafici per Moleskine e IED. Qui di seguito la trascrizione dell’intervista.

Chi sono i mentalisti? Hanno delle capacità paranormali? Sono dei maghi? Dei prestigiatori con il sesto senso spiccato oppure sono degli studiosi che applicano raffinate tecniche di illusionismo? Il protagonita del nostro documentario è proprio un giovane mentalista, il ticinese Federico Soldati. L’ospite di Storie è uno dei maggiori specialisti di quest’arte misteriosa: Mariano Tomatis.

Parte 1

Mariano Tomatis, lei si definisce, nella sua arte, “Colui che infonde meraviglie”. Ci spieghi meglio che cosa significa esattamente.

Ho fatto una riflessione. Nella nostra epoca siamo alla distanza di un clic da qualunque risposta. Qualunque domanda ci venga in mente — quanti abitanti ha il Belgio? Con che cosa confina l’Alaska? — con un clic si va su Google e si scopre la risposta. Manca del tutto la dimensione del mistero nella nostra epoca. Una certa dose di mistero è preziosa nella vita di tutti i giorni. Io mi occupo di portare alla luce quel mistero che infonde la nostra vita. Sono un “tecnico” del mistero, e — come tale — lavoro dietro le quinte per gli spettacoli dei mentalisti.

Senta, è curioso: lei è informatico. Si è laureato in informatica e poi ha sviluppato questo interesse per tutto quello che è l’ambito del mistero. Queste cose non sembrano combaciare, eppure riesce a farle convivere.

Ho fatto un esempio tratto proprio da Internet perché il mio background è proprio quello dell’informatica. Mi sono accorto che dove si ferma la razionalità inizia un mondo di domande, interrogativi di fronte ai quali la nostra tecnologia non ha risposte. Siamo liberi nelle nostre scelte? Possiamo prevedere il futuro? Tutti temi che il mentalismo esplora in forma giocosa — quindi senza evocare scenari tenebrosi, oscuri. In modo leggero e giocoso, ci mette davanti a domande alle quali Google non sa rispondere, lasciandoci quindi con la voglia di investigare, di muoverci quindi, e di non abbandonarci al disincanto che la quotidianità ci offre.

Quindi abbiamo bisogno di mistero, abbiamo bisogno di magia e di illuderci un po’.

Visto che da soli non riusciamo a “produrci” la meraviglia, abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a farlo, e il mentalista oggi è quella figura che ci può accompagnare sull’abisso del mistero e farci vedere l’oscurità che si estende ben oltre.

Senta, che differenza c’è tra un mago e un mentalista, per chiarire un pochino senza svelare troppo però.

Una volta, quando gli illusionisti tagliavano a metà una donna, fuori dai teatri mettevano un’ambulanza con le sirene spiegate, perché la gente era convinta davvero che qualcosa potesse andare storto. Oggi sappiamo che i prestigiatori usano degli elaborati trucchi: gli specchi, i fili invisibili, eccetera. Di fronte a un mentalista, invece, pur se siamo nel 2013 continuiamo a sospettare che ci sia qualcosa di vero sullo sfondo. Sebbene queste due arti siano nate insieme, oggi il mentalismo è quella forma di illusionismo più vicina alla realtà e che maggiormente ci suggerisce — subliminalmente — che qualcosa di vero deve esserci.

Può fare anche un po’ paura il mentalismo, visto che si avvicina così anche alla persona…

Diciamo che il titolo di questa trasmissione è perfetto: Storie. Un mentalista bravo è capace di manipolare le storie, e come tale ha un grande potere. Può manipolare storie di luce, di positività, ma anche storie oscure, per cui c’è un lato oscuro del mentalismo, che è quello in cui il mentalista — virando più su narrative oscure — acquista potere sulle persone, magari fa delle promesse che sono irrealizzabili, come contattare i defunti, eccetera. Quindi questo lato è quello di fronte al quale fare molta attenzione.

Senta, ci sono queste serie televisive — lei le cita anche nel suo ultimo libro Te lo leggo nella mente — Lie to me o Il mentalista, in cui vediamo dei mentalisti in azione. Corrisponde alla realtà di quello che fate voi, oppure no?

Le narrative che utilizzano queste serie televisive sono quelle più aggiornate rispetto al secolo in cui stiamo vivendo. Un secolo fa i mentalisti che si esibivano nei teatri dicevano che i loro poteri gli venivano dal magnetismo o dal mesmerismo. All’inizio del secolo si parlava di Marconi e del telegrafo senza fili e si diceva che quello che si riusciva a ottenere come “lettura del pensiero” affondava le sue radici in questo. Oggi il mentalismo utilizza questa narrativa: quella della psicologia contemporanea, legata alla PNL, la Programmazione Neurolinguistica, alla lettura dei segnali del corpo: tutto quello che ha reso famosi i personaggi di queste serie. Quindi è la narrativa che oggi funziona con il pubblico contemporaneo. […]

Lei dice: «Io lavoro dietro gli spettacoli.» Di fatto, aiuta i mentalisti a preparare la propria performance?

Dietro uno spettacolo di mentalismo c’è molto più di quello che si vede in superficie. I mentalisti sono bravissimi attori che riescono a rendere credibili le loro performance. Dietro le quinte devono esserci dei tecnici come me che vanno a caccia delle ultime invenzioni, degli ultimi ritrovati, c’è un sacco di ricerca di cui non posso ovviamente svelare nulla, per questioni di segreto professionale, ma io mi occupo di quello che c’è dietro le quinte. Poi, di fronte al pubblico, ne vedete il risultato.

Parte 2

Mariano Tomatis, è davvero sorprendente. E poi Federico Soldati è giovanissimo: ha soltanto 24 anni. E’ proprio un ragazzo, insomma. Eppure sorprende, stupisce, ci porta in un campo… bello. L’ha colpita?

Quello che colpisce è quanto è multisfaccettata la sua arte: mette insieme illusionismo, tecniche mnemoniche, mentalismo. Dà di sé un’immagine talmente complessa che è proprio adeguata ai nostri tempi. Qualcosa che non è stabile e rigido, ma qualcosa che ci propone una realtà che ha così tanti lati che la sentiamo vicino alla nostra quotidianità.

Chiariamo un pochettino: i mentalisti hanno dei poteri anche paranormali, sono dei sensitivi particolari, oppure no. O ce ne sono alcuni sì e alcuni no, come la vede lei?

Quando qualche mentalista racconta di avere dei poteri paranormali, non ci credete. La bravura di Federico è di collocare tutto questo non in un panorama di poteri — “Io so qualcosa più di te, quindi affidami la tua vita interiore, affidami i tuoi problemi, te li risolverò” — no: lui ha una tale autoironia che il fratello può pure raccontare che i suoi poteri gli sono arrivati come Obelix, che cadde dentro il paiolo magico, dentro il letame. E la sua figura, la sua aura di grande artista, non ne viene minimamente scalfita.

Anche un’autorevolezza un po’ innata, nel senso… lui dice di studiare, ha studiato molto ed è particolarmente interessato a questa materia, però di suo ha già — come si suol dire — il physique du role.

Che un ragazzo della sua età già possa presentarsi come qualcuno in grado di manipolare forze sottili, la telepatia, la capacità di leggere i segnali del corpo — e lo fa con un’assoluta credibilità — proprio questo è sicuramente qualcosa per la quale rimaniamo incantati.

Mi diceva prima, guardando il documentario, che la famiglia funge da cavia, no? Anche lei faceva così?

Sono i primi con cui sperimentiamo i nostri giochi, perché la bella notizia — per chi ci ascolta — è che il mentalismo si può imparare. Non si nasce mentalisti. Nel libro che ho scritto cerco di suggerire dei percorsi per sviluppare quella che è la propria potenzialità specifica e diventare mentalisti senza cambiare la propria personalità. Facciamo l’esempio di Federico. Io cerco di immaginare il futuro di Federico. Federico diventerà un avvocato. Al contempo farà il mentalista, ma secondo me sempre di più queste due attività si mescoleranno, e secondo me le sue narrative racconteranno di legal thriller, lui racconterà che utilizza queste cose in tribunale, magari per individuare un criminale in mezzo a tre innocenti. Sospetto che, com’è nella vita vera in qualche modo si mescolerà alla sua attività magica. Ed è una cosa che possiamo fare tutti: mescolare la nostra attività quotidiana con l’arte, e tirar fuori qualcosa che metta insieme doveri e piaceri.

Infatti nel suo libro, fresco fresco di stampa, Te lo leggo nella mente, c’è una frase che a me ha colpito molto, di Sherlock Holmes:

Ciò che facciamo in questo mondo non ha importanza, ciò che conta è quello che riesci a far credere di aver fatto. (1)

Questa è una frase bella, dentro la quale si può imparare anche molto, no?

Diciamo che il nucleo del mentalismo è proprio riuscire a lasciare nel pubblico delle storie che poi verranno raccontate ad altri in termini a volte anche più ricchi rispetto a quello che è successo davvero, perché i mentalisti sfruttano la nostra capacità della mente di aggiungere dettagli, di colorire le storie, e i resoconti che vengono fatti di quello che vediamo fare da un mentalista dal vivo sono ancora più belli dell’originale. Con il passare degli anni possono diventare racconti sempre più impossibili.

Lei nei suoi libri mette anche in guardia. Lei spiega che ci sono delle tecniche, ci sono dei metodi ben precisi, attenzione a tutto quello che… lei fa un discorso anche etico sul mentalismo. Questo è un punto molto importante per evitare di cadere in ambienti non propriamente corretti.

E’ fondamentale aver chiaro che il mentalismo condivide gli stessi metodi di quei sensitivi, ciarlatani che sostengono di poter contattare i defunti, sostengono di poter rispondere a domande sulla tua vita conoscendo parti di te che nessuno dovrebbe conoscere. Sono tutte tecniche psicologiche che, vendute non in ambito di intrattenimento ma in un ambito psicologico quando non addirittura spirituale, possono mettere la persona che ne cade vittima in situazioni di soggiogamento psicologico molto pericolose. Lo distinguete, rispetto a un mentalista classico, dalla totale mancanza di ironia e dalla presenza di un’aura severa, di autorità, eccetera. In guardia. Federico in questo è molto bravo perché riesce a tenersi lontano da queste atmosfere cupe, da quest’aria di autorevolezza che travalica nelle doti psicologiche o paranormali o medianiche. Lui riesce a collocarsi nella dimensione del gioco. Quando qualcuno perde questa capacità, state in guardia.

Il problema è che chi si avvicina a queste persone è già un attimo più indebolito e quindi lei non riesce a distinguere bene queste cose.

Ci sono momenti nella nostra vita — per esempio quando perdiamo qualche caro — che di fronte alla promessa di poterlo contattare in qualche modo, è difficile dire di no. Tendiamo a credere che questo sia possibile. E’ un’illusione che può essere pericolosa, perché accettare che i nostri cari sono stati con noi e mantenerne solo il ricordo è una capacità che dobbiamo sviluppare e imparare. E vedere un mentalista in azione ci porta a vedere che queste cose possono succedere in un contesto di spettacolo che magari ci fanno dubitare che quell’esperienza che ci sembrava paranormale… beh, forse non lo è. Forse qualcuno si sta prendendo gioco di noi in un momento in cui siamo particolarmente vulnerabili.

Ci sono anche degli organismi di controllo, in Italia soprattutto, c’è questo Cicap che…

In Italia c’è il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale che si occupa proprio del lato oscuro del mentalismo, per metterci in guardia di fronte a quelli che utilizzano gli stessi identici metodi che usa Federico, ma in ambito più truffaldino e ingannevole.

Rimanendo sull’aspetto delle potenzialità della nostra mente, quando persone come lei, come Federico, studiano queste cose, si aprono dei mondi quasi sconosciuti ai più, o no?

Beh, la capacità di leggere nel pensiero, che in qualche modo in passato sembrava legata a capacità paranormali, oggi viene indagata dagli psicologi perché è utilissimo — con un paziente — cercare di capire qualcosa che lui magari non rivela perché nascosto nel suo inconscio, da piccoli segnali del corpo… le faccio un esempio. Facciamo un piccolo esperimento, che poi possono ripetere anche a casa i telespettatori, di lettura del pensiero, di cui coglierete immediatamente lo spirito, per far capire che cosa manipola il mentalismo. Lei immagini di avere in mano una piccola moneta, o da 5 o da 10 cents. Vorrei che lei moltiplicasse il valore di questa moneta per 17.

Sì.

Ha fatto molto in fretta. Ha in mano un 10 centesimi, è vero?

Giusto!

Quello che, ovviamente, non risulta immediato è che se lei avesse pensato al 5, fare 5 × 17 sarebbe stato più faticoso. Avrebbe… magari… fatto qualche… gesto con la faccia, eccetera. I metodi del mentalismo sono come questo: molto più sottili, molto più fini, ma a volte si possono cogliere leggerissime differenze nell’atteggiamento per fingere di leggere nel pensiero. Ed è la bellezza del mentalismo contemporaneo.

Mi diceva, però, che sua nonna non apprezzava molto quando lei faceva i giochi di prestigio.

Mia nonna era spaventatissima. Lei diceva: «Tu evochi la fisica!» Nelle valli piemontesi da cui veniva mia nonna “la fisica” erano quelle attività al confine con lo spiritismo, che la religione vedeva un po’ di malocchio, per cui non voleva vederlo.

Lei come si è avvicinato a questo mondo?

Ironia della sorte, proprio con i nonni che mi regalarono un libro del più grande mago italiano del Novecento, il mago Silvan. Ho compiuto sette anni, ho ricevuto in dono questo libro e da lì mi sono innamorato di quest’arte e sono diventato un tecnico della meraviglia perché quel “wow!” che ho sperimentato davanti ai maghi quando ero bambino lo voglio far sperimentare a chi mi vede in azione e a chi vede i mentalisti in azione.

Era sorpreso un pochettino dal fatto che Federico svelasse qualcosina, soprattutto quando parla del cubo di Rubik, dove si fa tutte queste immagini così strampalate da avere una logica per lui. Non è consuetudine nel campo dei mentalisti svelare certi trucchi, però fa parte di questa onestà anche di cui parlava lei.

…ed è talmente insolito che è parte dello show. Cioè, devo stupire lo spettatore, perché “Non è una cosa che fa il mentalista, quindi se mi svela qualcosa… wow!” ed è l’ennesimo wow. E’ ancora una tecnica che utilizziamo — per esempio, anch’io ho spiegato come leggere nel pensiero una moneta, che è qualcosa che non ci si aspetta da un mentalista, ma fa parte anche questo dello spettacolo: spiegare qualcosa per violare un’aspettativa.

Lei ha anche una grandissima predilezione — da informatico ma anche da persona che si occupa di queste tematiche — per i numeri. Lei ha una passione per i numeri, oserei dire. Li ha studiati, li studia. Mi ha colpito molto quando racconta (2)che suo padre le fece questo trucchettino, chiedendole quante dita ci sono su due mani, e lui — contando da 1 a 9…

…l’ha lasciata a bocca aperta. Ma la cosa interessante è che lei lì dice: mi sono accorto che anche i numeri — che sembrano intoccabili — sono in realtà manipolabili, dalla politica, dalla scienza addirittura. Questo è un discorso anche importante.

Il primissimo libro di mentalismo che si conosca, un libro che è stato scritto alla fine del Quattrocento ed esiste in una sola copia manoscritta custodita a Bologna, è un libro di un francescano italiano che si chiamava Luca Pacioli ed è un libro di matematica. Ed è un libro di matematica in cui, nonostante si dica che la matematica non mente, si insegna a mentire con la matematica. Sono raccolti una serie di esperimenti in cui si invita il “volgo” — in un italiano dell’epoca che è magnifico da leggere e complicatissimo, va letto in trascrizione moderna — si propongono esperimenti del tipo “Pensa un numero… moltiplicalo per… dividilo per… Che numero hai ottenuto? Allora hai pensato al…” E insegna numeri che si possono presentare nelle piazze che sono i primissimi esempi di mentalismo e si basavano proprio sulla matematica, su metodi che il “rozzo volgo”, nel linguaggio di Luca Pacioli, ignorava, e non conoscendo le equazioni potevano essere vestiti in quest’ottica magica. Purtroppo le stesse tecniche oggi vengono utilizzate dai politici, da alcuni pubblicitari, da chi vuole manipolare delle cifre per descriverci la realtà a proprio modo. E quindi la matematica è un’altra capacità che è utilissimo imparare proprio per difendersi — questa volta — dai trucchi, perché un conto sono i trucchi di Federico, che hanno uno scopo di intrattenimento, un conto sono invece quelli utilizzati per distorcere la percezione. E c’è un sacco di tecniche mentalistiche che vengono usate dove noi non ce l’aspettiamo. E a nostra insaputa.

Di chi ci dobbiamo fidare, Mariano Tomatis? Dei mentalisti, a questo punto?

Dei mentalisti onesti.

_________________

(1) Conan Doyle, A Study in Scarlet, Ward and Lock, Londra 1888 cit. in Mariano Tomatis, Te lo leggo nella mente, Sperling&Kupfer, Milano 2013, p. 71.

(2) Mariano Tomatis, La magia dei numeri, Kowalski, Milano 2010, p. 221.

Andrea Clemente Pancotti

Principalmente sono io Andrea Clemente Pancotti: infanzia rovinata dai fascicoli di “STUPIRE!” di Carlo “Mago Fax” Faggi. Abbandona l’Arte per poi riscoprirla alla soglia degli ‘anta.“. Ora il team si e’ allargato, siamo comunque un gruppo di amatori, seriamente innamorati della Magia…

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