martedì, Gennaio 21, 2025

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Abracadabra 2025 – Teatro Ghione (Roma) #Recensione

Da iersera, 26 dicembre, fino al 12 gennaio al #Teatro Ghione @teatroghione torna il grande #spettacolo di #magia ” #Abracadabra la #notte dei miracoli”. @abracadabrashow #roma

Giunta all’ottava edizione questa #kermesse ancora una volta si distingue per l’alta #qualità delle #performance e per quell’atmosfera di amicizia e divertimento che intercorre tra il #palcoscenico e il #pubblico. Gli spettatori non assistono passivi allo #show , ma è come se diventassero parte di esso.

Quest’anno il ruolo di “disturbatore” era affidato ad Andrea Farnetani con il suo straordinario personaggio di Gustavo La Vita incrocio tra un clown, un saltimbanco e un omino buffo che compie magie ed equilibrismi con una vena di poesia e un linguaggio sia fisico sia verbale particolarissimo. Già da questo prima artista si comprende la ricerca particolareggiata che compiono Guido Marini (Direzione artistica e Regista) e Isabella Zanivan (Coordinamento artistico), con il supporto di Valter Leonardi (Responsabile di produzione), per offrire un’incredibile declinazione della parola magia.

Il tema conduttore di quest’anno era sicuramente la parola contaminazione dato che ogni artista non era “solamente” un mago e in tal senso è stata donata a Sergio Bustric un riconoscimento particolare dando il via, da quest’anno, ad un Premio Abracadabra. E, agli stessi artisti, è stata regalata una bacchetta d’oro in ricordo di questa edizione.

Ad aprire le danze Yan Yan Ma che ha eseguito un mumero di manipolazione danzando continuamente sulle punte con indosso il tutù rendendo ancora più impossibile la comparsa di carte, ombrellini e foulards. Eleganza di danzatrice classica in un’esibizione innovativa.

Celia Munoz non solo è riuscita a far cantare a Guido Marini “O mio babbino caro” (Gianni Schicchi di Giacomo Puccini) con perfetta voce sopranile, ma ci ha portato al cinema (“Hopelessly Devoted To You” da Grease) e anche in una seduta spiritica dove lo spirito del grande soprano Maria Malibran ci ha incantati con la sua interpretazione di “Casta diva” (Norma di Vincenzo Bellini). Peccato ogni tanto Manolo la chiamasse allo smartphone interrompendo la sua esibizione! Grandissima ventriloqua dalla perfetta tecnica di canto lirico che esegue mentre tranquillamente mangia e beve. Incredibile.

A rompere le righe l’irruenza e la scorrettezza (seppur ben calibrata e intelligente) di Tiziano Grigioni che ancora una volta dimostra la sua bravura di Stand Up Comedian Magico sapendo trascinare il pubblico e rendendo realistico ogni momento della sua esibizione facendo credere a un errore che poi diviene paradosso del suo modo di agire per ciò che compie di conseguenza. La prontezza di parola, la volontaria del pubblico lavorava in Senato, sottolineano la sua preparazione e padronanza della situazione.

Romina Rinaldi (che assieme a Marco Stramacci fa parte della Shape Company) ha portato la sua classe,  e bravura scenica in una danza acrobatica ad alto tasso adrenalinico e sensualità.

I Disguido, padroni di casa, hanno presentato le esibizioni della serata e una nuova routine dove a farla da padrone sono degli alberi espressionisti, dei palloncini e un grande pallone, ma non posso dire altro per non rovinare la sorpresa finale. Come sempre la ricerca dell’azione teatrale e dello stupore sono la loro carta vincente.

Gli ultimi due artisti in programma credo di averli visti già tre o quattro volte, ma è sempre come se fosse la prima visione per come i loro numeri siano poetici, particolari, emozionali (di entrambi ho parlato nelle mie note di conferenza proprio per provare a spiegare il motivo del loro successo).

Miguel Munoz che compare dal nulla come le sue sfere forgiate dall’acqua e con cui compie prodezze straordinarie di giocoleria. Un’eleganza scenica unica quasi da danza, lo studio della perfetta musica di accompagnamento, un finale in crescendo e impossibile dove ogni gesto o sguardo è calibrato alla perfezione. Staordinario.

Non è da meno Youn Min Kim  con la sua sabbia da cui scaturisce la vita, un fiore od oggetti solidi per poi ridissolversi in sbuffi di sabbia il tutto con una presenza scenica magnetica, la poesia della storia presentata e la musica scelta come sottofondo. Sabbia che da aridità diviene un unico trionfo di luminosità.

Uno spettacolo di emozioni, stupore per grandi e piccoli, applausi con pubblico in piedi che non avrebbe mai lasciato la sala.

E tra gli spettatori personaggi del mondo magico italiano a partire dal maestro di tutti l’intergenerazionale Silvan subissato di richieste di foto.

Uno spettacolo che tornerei volentieri a vedere perché sono sicuro che vi troverei nuove sfumature e suggestioni.

Foto di Pietro Nissi

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