venerdì, Marzo 29, 2024
IntervisteStoria

5 Domande: Gianfranco Preverino

Per chi non lo conoscesse riporto le poche parole già scritte su Gianfranco Preverino: è uno dei più colti e stimati prestigiatori italiani. Specializzato nella magia con le carte da gioco, è uno dei massimi esperti mondiali sulle tecniche dei bari nel gioco d’azzardo.

Vincitore di tutti i più importanti concorsi italiani, è stato premiato a Londra nel più importante congresso europeo (il MacMillan) ed ha rappresentato l’Italia ai campionati mondiali di magia, classificandosi nelle prime cinque posizioni per la categoria “magia con le carte”.

Il suo sito personale è: http://www.gianfrancopreverino.it/

Ha gentilmente deciso di dedicarci un po’ del suo tempo e ha acconsentito a rispondere alle ormai consuete domande di Prestigiazione.it

1) Come ti sei avvicinato alla prestigiazione?

In realtà, fin da bambino amavo la magia e avevo tutte le scatole di Silvan, poi ho lasciato perdere perché a me piacevano praticamente solo le carte e a quel tempo, in Italia, il close-up in TV non esisteva e così credevo, sbagliando, che la magia con le carte non fosse considerata un settore “nobile” della prestigiazione. Di conseguenza, abbandonai la magia per la musica e la chitarra anche se, nello stesso tempo, passavo una o due sere la settimana a “giocare” a poker. Solo nel 1997, ho scoperto che esiste il close-up e che la cartomagia è una delle più importanti forme dell’illusionismo, per cui mi è venuta voglia di ricominciare.

 2) Il momento che ricordi più intensamente della tua esperienza da prestigiatore.

Ce ne sono diversi e non saprei quale scegliere, te ne racconto brevemente due.

Il primo è stato nel 2000 quando sono stato invitato a far parte del gruppo di Escorial (facevo magia da soli tre anni!), Tamariz la sera comunicò che i primi relatori quell’anno sarebbero stati gli italiani, così mi sono trovato a “aprire” Escorial con una prima fila formata dai migliori cartomaghi al mondo… la voce era un po’ rotta dall’emozione, ma tutto ha filato per il verso giusto e il “muy bueno” che poi mi disse Tamariz me lo ricordo ancora come se fosse ieri.

Il secondo è stato il debutto del mio spettacolo sui bari e il gioco d’azzardo. Si trattava di una scommessa con me stesso, riuscire a fare uno show tutto su quel tema, e la risposta del pubblico è stata la più bella soddisfazione che mi potessi aspettare. Ed è sempre in elaborazione: ogni tanto lo ritocco, ci lavoro e ci penso su, nel tentativo di renderlo sempre migliore.

 3) Quali sono i personaggi che ti hanno influenzato di più ed in che modo?

Tra i personaggi del mondo magico mi ispiro soprattutto a tutti quelli che fanno parte dell’Escuela Magica di Madrid; se devo fare nomi dico Paviato perché quando ho cominciato è stato per me un aiuto importante e poi Tamariz per il suo genio e la sua dedizione totale a quest’arte.

Al di fuori della magia ci sono molte persone, viventi e non, magari molto diversi tra loro, ma che ammiro e dalle quali cerco di trarre qualche insegnamento; per fare qualche nome: i Beatles, Pat Metheny, Debussy, René Magritte, ma anche Hitchcock, Richard Dawkins, Jeffery Deaver e, perché no, anche Bobby Fischer!

 4) Quale aspetto della nostra arte preferisci?

 Faccio un po’ fatica a separarli, nel senso che ovviamente è l’effetto sul pubblico quello a cui bisogna mirare ed è sicuramente l’aspetto più importante, il quale però non lo si ottiene se si trascurano l’aspetto psicologico oppure quello tecnico. Diciamo che vanno messi in ordine. Prima bisogna scegliere un effetto e appassionarsi talmente tanto ad esso da decidere di studiarlo; poi bisogna dedicarsi alla tecnica, perché per quanto sia ben presentato un effetto se poi non funziona… sarebbe come curare il bilanciamento e il “colore” dei suoni di uno strumento, studiare quali sono le migliori luci da avere sul palco… e poi in concerto sbagliare le note! In seguito va studiata la presentazione, che non si riferisce solo alla storiella di accompagnamento, la quale se mal dosata può addirittura essere controproducente per l’effetto, ma riguarda proprio tutta la messinscena: tutto ciò che vede il pubblico è presentazione, anche il modo con cui si estraggono le carte dalla custodia. L’aspetto psicologico poi deve tenere conto di tutto questo e capire qual è la giusta comunicazione col pubblico, prima durante e dopo l’effetto. Il “dopo” spesso è trascurato ma è ugualmente importante. Ovviamente a parole sembrano concetti semplici (quasi banali) ma poi ci si accorge che non lo sono affatto e a volte alcune cose si imparano “sbattendoci il naso”.

5) Quali sono i tuoi progetti futuri?
Negli ultimi tempi mi sto dedicando quasi esclusivamente a fare ricerche storiche sul gioco d’azzardo e sono entrato in possesso di un mare di informazioni che non credevo nemmeno esistessero e fosse possibile reperire. Spero solo di avere abbastanza tempo per leggere e riordinare tutto quello che ho e che continua ad aggiungersi giorno dopo giorno.
Nell’immediato, sto lavorando per “restituire” all’Italia e agli appassionato italiani, un testo del ‘700 di importanza fondamentale, riguardo ai metodi dei bari nel gioco d’azzardo. Non so ancora quando sarà finito, ma il progetto è ben avviato: probabilmente tra sei/nove mesi. Credimi, le informazioni al suo interno sono una vera bomba!

 

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